BREXIT: I CONSIGLI PER CHI INVESTE DI WALTER MOLADORI, CONSULENTE FINANZIARIO

Negli ultimi giorni le procedure per il divorzio consensuale fra la Gran Bretagna e l’Unione Europea ha avuto una battuta d’arresto, ampiamente prevista da tutti gli osservatori. Il parlamento britannico ha rifiutato l’accordo negoziato dalla premier Theresa May con la controparte europea con 202 voti a favore contro 432 contrari. Ciò che succederà ora è legato sia a ciò che deciderà di fare l’UE, sia al risultato di una mozione di sfiducia, che sarà votata mercoledì, presentata dal leader dell’opposizione Jeremy Corbyn nei momenti successivi al voto sull’accordo relativo alla Brexit. Abbiamo chiesto al consulente finanziario, il dott. Walter Moladori, quali possono essere le strategie per gli investitori. 




Al momento si aprono diversi scenari, dagli effetti potenzialmente imprevedibili, dato che il 29 marzo 2019 il Regno Unito uscirà definitivamente dall’UE, e i negoziatori europei hanno ribadito più volte che saranno possibili chiarimenti all’accordo, ma non nuove trattative. È possibile rimandare la data di uscita dall’UE, allungando il tempo riservato alle trattative, ma è probabile che venga concesso solo in alcune condizioni, come ad esempio una caduta del governo May. 

In caso Theresa May non superi il voto di fiducia previsto per mercoledì, è possibile che si insedi un governo ben più intransigente per quanto riguarda la Brexit, ma con poche o nulle possibilità di modificare l’accordo, definito da tempo come “il migliore possibile” e, di conseguenza, con le stesse problematiche affrontate dall’attuale governo. In caso entro 14 giorni nessun nuovo primo ministro riesca a ottenere la fiducia del parlamento, sarebbe necessario indire nuove elezioni e contestualmente richiedere una proroga della scadenza dell’articolo 50 del Trattato di Lisbona, fissata per il 29 marzo, giorno in cui il Regno Unito sarà di fatto fuori dall’Unione.

Al momento sembra probabile che, nonostante il fallimento del voto di ieri, May sia in grado di superare il voto di fiducia senza particolari problemi, e in quel caso è pressoché certo che inizi un lavoro diplomatico interno al parlamento per cercare di convincere i parlamentari a disegnare una nuova proposta di accordo da sottoporre all’UE. Ciò significa anche che la premier britannica si è riservata ampi spazi di manovra, per poter eventualmente presentare lo stesso accordo bocciato ieri sera e tentare di farlo approvare in una seconda votazione. Difficilmente l’UE sarà però disposta a tornare al tavolo dei negoziati, lasciando sul piatto due alternative: il no deal, vale a dire un’uscita senza accordo, e la rinuncia alla Brexit. I regolamenti europei consentono infatti al paese che ha chiesto l’attivazione dell’articolo 50 di chiederne l’annullamento in modo unilaterale, restando quindi nell’UE. Uno scenario simile pone un altro problema non di facile soluzione: un nuovo referendum in merito alla Brexit. L’organizzazione richiederebbe la proroga del tempo negoziale, ma è complicata dalla formulazione stessa del quesito referendario. Fra le possibili domande si trovano la scelta di restare o lasciare l’Unione, ma anche se appoggiare o meno l’accordo stipulato dal governo May. L’opzione no deal equivale a un vero e proprio disastro, dato che sarebbe un’uscita traumatica, senza alcun tipo di accordo, con conseguenze finanziarie e politiche non indifferenti. È anche per questi motivi che i grandi investitori hanno iniziato da tempo un allontanamento dei capitali dalla City di Londra. La possibilità di una no-deal Brexit, che viene vista sempre più come probabile, favorirà l’allontanamento degli investimenti dal Regno Unito.

CHI  NE TRARRÀ VANTAGGIO? 

Non è ancora chiaro chi potrà trarre davvero vantaggio. L’Irlanda potrebbe utilizzare la sua posizione geografica come porta di accesso tra il Regno Unito e l’UE. Alcune attività ad alto valore aggiunto continueranno a trasferirsi nelle principali città europeee. In termini di flussi commerciali, dopo l’Irlanda, ci sono il Belgio e i Paesi Bassi dove le esportazioni verso il Regno Unito rappresentano la quota maggiore del PIL (beni e servizi) ma, a causa della complessità delle catene del valore integrate europee, gli effetti negativi potrebbero essere più estesi in molti paesi di quanto non sembri. 
In caso di Brexit “no-deal”, ci sarebbe un danno economico per tutta l’Europa ma è probabile che le imprese italiane, che già scambiano commercialmente con il Regno Unito svariati miliardi, possano trovare vantaggio anche da questa situazione. Il timore e che la maggioranza delle aziende non sia preparata a questo scenario più complesso e che anche gli investitori abbiano bisogno di consulenti preparati. 
Attenzione, conclude Moladori, alle Fake News in ambito finanziario che si leggono soprattutto sul web:  La prima cosa da fare - spiega Moladori -  quando si valuta se affidarsi, anche come fonte di informazioni, a un consulente finanziario, è controllare che lo sia davvero

Per approfondire:


Per contattare il dott. Walter Moladori o per domande su come investire al meglio il proprio patrimonio: waltermoladori.allianzbankfa.it - www.waltermoladori.it Tel: 030/9142749 - 9140058


Walter Moladori
BREXIT: I CONSIGLI PER CHI INVESTE DI WALTER MOLADORI, CONSULENTE FINANZIARIO BREXIT: I CONSIGLI PER CHI INVESTE DI WALTER MOLADORI, CONSULENTE FINANZIARIO Reviewed by Redazione on mercoledì, gennaio 16, 2019 Rating: 5

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